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296 dialogo intorno alla vecchiezza

medesimo sento che un ente dove si raccoglie tanta prontezza di concetto, tanta reminescenza del passato, tanto discernimento del futuro, tante arti, tanta scienza, tanti ritrovamenti, un ente ricco di sì grandi prerogative, non può essere cosa mortale.

L’anima agitandosi incessantemente, senza che il moto abbia principio poichè questo moto è inerente all’anima stessa, per identica ragione neppure debbe aver fine, perchè non è possibile che l’anima si spogli della propria natura. Ed essendo questa semplice nè commista d’alcun chè eterogeneo e dissimile, perciò appunto l’anima è indivisibile. Se dunque non può essere divisa, neppure può cessare di essere ciò che è e morire.

L’argomento capitale che nell’uomo la scienza preceda la nascita, fondato sulla maravigliosa facilità con cui i fanciulli imparano le cose più ardue e concepiscono rapidamente svariatissime nozioni, conduce a supporre che non sieno nuove le impressioni che ricevono, ma semplicemente in loro si venga rinfrescando e riordinando la memoria di esse. - Tali sono li argomenti di Platone.


XXII. — (Argomenti degli antichi intorno all’immortalità dell’anima.) — Senofonte così introduce a parlare Ciro il maggiore negli ultimi momenti del viver suo:

"Non vogliate pensare, o figli miei dilettissimi, che nel lasciare questo mondo, io cessi di essere in mezzo a voi e rientri nel nulla. Anche nel corso della mia vita non fu mai da voi veduta l’anima mia, tuttochè quanto fu da me operato fosse per voi argomento di credere