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libro ottavo 309

del diploma con cui si spedivano allora i Consolari nelle provincie, e con cui vi si spedivano i Conti (Var. lib. 6, 20; lib. 7, 1).

Le ultime nostre appellazioni in alcune cause più gravi non andavano al Vicario d’Italia, ma a lloma. Legge dell’anno 00η impose che quelle nomina la mente della Venezia ricadessero al Prefetto «lei Pretorio, avendo in esse preteso il Prefetto di Roma ( C. Th. lib. 11, t. 3o, /. 27): della qual disputa si vede contrasegno fino in tempo dell’Imperador Tacilo (lop.in Fior.)) poichè nell’Epistole dal Senato Romano allora scritte si fa menzione con gioia dell’esser ritornate al Prefetto di Roma le appellazioni tulle dalle sentenze de’ Proconsoli e d altri giudici.

Si scorge in Simmaco (/. 4> eP- G8) verso la fine del quarto secolo andata al Prefetto del Pretorio l’appellazione d una causa che vertiva per gli grauaj d’Aquileia. Ma questo essersi negli ultimi due secoli Romani amministrate in forma di provincie le regioni Italiche, non distrussero punto l’antica idea Romana, in (pianto riguarda il lasciare che si reggessero le città da se e per li proprj cittadini. Prefetti o Vicarj non si mandarono se non come ufizio militare, e per comandar presidio. Prefetto di Verona mostra Petronio Probo un viluppo d’iscrizione stampata in più forme ( Grut. 45o, 1), che abbiam veduta in manuscrilte raccolte con diverso principio e con diverso fine, e senza la Prefettura di Verona, che per far nostro un tanto personaggio fu aggiunta. Vicario di Verona parve di vedere al Gollolredo in due leggi di Valenliniano (de Cuxt. reo. I. (le Offi. li. Pr.