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libro settimo 265

dice che si abbandonarono però per disperazione i campi, e la lor coltura. Contribuzion di biade intendeasi col nome d’Indizione fino a’ tempi di Traiano, come apparisce da Plinio (Paneg. c. 29), e così ne’ posteriori tempi, come da più leggi. Or dovendosi adunque alleviar dal soverchio peso la subalpina Italia, e moderata Indizione imporle, acconciamente il fece Costantino dopo reso con la vittoria Veronese signor di essa: nè con l’Italia tutta e con le provincie tale indulgenza avrebbe potuto usare per aver presa Verona, ma solamente dopo aver vinto Massenzio e conseguita Roma. Or siccome l’uso d’imporre e di regolar le Indizioni di quindici in quindici anni, che può raccogliersi avesse parimente allora principio, si rese poi stabile e comune in ogni parte non solamente dell’Italia, ma dell’Imperio; così venne quinci a desumersi una nota cronologica universale che nel fatto di Verona ha radice.

Siamo già entrati in quel secolo, nel quale il favellar degli Scrittori osservando, e de’ monumenti, del tutto cambiata ci si scuopre la faccia dell’Imperio Romano, trasformato il governo, impiccolite e però moltiplicate le provincie, mutati i nomi, variato l’ordine e il modo, in Italia singolarmente. Riuscirono all’Italia queste novità sommamente ingiuriose e pregiudiziali; conciosiachè venne finalmente allora a ridursi anch’essa in condizion di provincia, divisa in diciassette parti, e mandato a ciascheduna il Governatore, con nome di Consolare, o di Correttore, o di Preside. Quinci è che la provincia del Piceno, la provincia