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libro quinto 173

de' paesi; perchè più luoghi abbiam nello Stato Veneto che in altre parti sarebbero città, e città non sono. Ma siccome non per questo saranno mai dette borghi o castella Padova, nè Verona, perchè sono distinte e molto ampie città; cosi potea bensì accadere tal varietà di denominazione in Foruli, in Clastidio, in Regillo, che quai luoghi si fossero, il mostrano i nomi tutti e tre diminutivi; ma non potea darsi che fossero, per cagion di esempio, riposte tra vici Verona, o Milano, mentre impariamo dal Geografo ch’erano grandi ed illustri città, e superiori all’altre de’ lor contorni. Ci sia permesso d’aggiungere, come non può imputarsi a Livio dissenso da se medesimo, per aver chiamato Clastidio una volta oppido, un’altra vico: prima, perchè così potea secondo diversi rispetti chiamarsi, e però città lo chiamò Polibio, vico Plutarco; e così Foruli detto vico in antica lapida presso l’Olstenio, e da Strabone rupe e da Servio città: dipoi, perchè la voce oppidum, benché sia stata usata più volte nell’istesso significato di città, più spesso però, e propriamente, dice Aldo il giovane, significa qualche cosa di meno (in Quaes. per Epist.). Di questo vocabolo ben parlò Papia, conchiudendo valer città piccola: e così lo rendono le Glose in Greco (Oppidum, πολίχνιον). Cicerone (in Bruto) chiamò il rozzo stile oppidano. Li 24 luoghi degli Arecomici sotto Nimes fur detti vici da Strabone, oppidi da Plinio. Scrisse questi che 846 oppidi professava Pompeo d’aver presi nella Spagna citeriore. Antonio Agostini (Dial. 6), nel rife-