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libro quarto 127

celeremente nella Cisalpina, e ci levò due legioni, e due altre ne levò l’anno appresso. Se crediamo a Plutarco, una legione anche gli mandò Pompeo nella Gallia circompadana arrolata. L’esser questa allora in figura di provincia, non pregiudicava ai diritti che dava a molte città l’esser di Colonia. Avanti che spirasse il cinquennio del comando di Cesare, gli fu per opera di Crasso e di Pompeo, che insieme con lui formavano allora un triumvirato arbitro della Republica, prorogata l’istessa provincia per altri cinqu’anni. Per far continuare tal comando a Cesare, concorse anche Cicerone, avendo però recitata l’Orazione delle Provincie Consolari, in cui dissuade dal decretare nè l’una nè l’altra Gallia a chiunque sia, con rimuover Cesare che vi facea sì bell’imprese, e che avea bisogno di maggior tempo per condurle a fine. L’ultim’anno del suo comando racconta Irzio, che svernò nel Belgio, e a buona stagione passò di qua dall’Alpi per raccomandare a’ Municipj e alle Colonie della provincia il suo Questore, che dimandava il sacerdozio, e dovea esser ballottato ne’ Comizj; ma inteso, prima d’arrivare, che l’avea già conseguito, volle non per tanto proseguire in tutte le città di tal grado, non meno per ringraziarle, che per raccomandarsi a motivo de’ Comizj del seguente anno, spargendo i suoi avversarj che per deprimer lui fossero stati fatti consoli Lentulo e Marcello. Fu Cesare da tutte queste nostre città ricevuto con incredibili onori, ornandosi le strade e le porte, incontrandolo il popol tutto, e sagrifican-