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190 il raguet


Ermondo.   Ben facesti, e verrá forse

occasion di farne uso. Ma come
questo ritratto avea chi vien di fuori?
Aliso.   Forse de le piú belle del paese
qualche suo amico gli mandò le effigie,
poiché altre tali tavolette c’erano
che non abbiamo aperte, ma ch’io credo
esser ritratti. Eccovi Ersilia appunto.

SCENA II

Ersilia, Despina, e detti.

Ermondo.   Damosella gentil, come si porta?

Ersilia.   Chi è che porta?
Auso (ad.   Ersilia).
come si sente?
Ersilia.   Benissimo.
Ermondo.   Io sono
per chiedervi un favore e sperar voglio
che l’accordiate incessantemente.
Ersilia.   Che vorrá egli mai, che di continuo
debba durare?
Aliso.   Eh no, vuol dire: súbito.
Ermondo.   Io penso d’ora innanzi di trattare.
Despina. (da sé) Da galantuomo o da furbo?
Ermondo.   E però,
fuor dell’albergo avendo preso stanze,
la prego molto di onorare il primo
trattamento e venire il landimani
insieme col signor Anselmo e con
madame Idalba per mangiar la suppa.
Despina.   Le ha prese per gazotti.
Aliso.   Ma invitare
a desinar passerebbe ora per