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12 la merope


Polifonte.   Ma in van, per non aver chi parli incontra,

il tutto a suo favor dipinge e adorna,
ch’io qual custode delle leggi offese
l’avversario sarò.
Merope.   Non correr tosto,
Polifonte, al rigor. Che non sospendi
finché si cerchi alcun riscontro? Io veggo
di veritá non pochi indizi e parmi
ch’egli merti pietá.
Polifonte.   Nulla si nieghi
in questo giorno a te; ma alle tue stanze
tornar ti piaccia omai, che al tuo decoro
non ben conviensi il far piú qui dimora.
Ismene.   Non un’ora giá mai, non un momento
abbandona il sospetto i re malvagi.
Polifonte.   Tua cura, Adrasto, fia ch’egli frattanto
non ci s’involi.
Merope.   Adrasto, usa pietade
con quel meschin; benché povero e servo,
egli è pur uomo al fine e assai per tempo
ei comincia a provare i guai di questa
misera vita. In tal povero stato
oimé ch’anche il mio figlio occulto vive;
e credi pure, Ismene, che se il guardo
giugner potesse in sì lontana parte,
tale appunto il vedrei, ché le sue vesti
da quelle di costui poco saranno
dissomiglianti. Piaccia almeno al cielo
ch’anch’ei sì ben complesso e di sue membra
sì ben disposto divenuto sia.