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Gaspara Stampa. 69

linconici sonetti l’amoroso affanno, e lo struggimento di vedere l’amato.

Così, in alternative di liti e di paci, di ritrovi e di abbandoni, passa tutto quell’anno. Quanto è stanca la poverina! Oramai ella non desidera altro se non o cessar di temere, o restar sciolta da quel faticoso amore, o quietare il corpo, sepolto in un bel marmo. I suoi timori vanno prendendo sempre più seria consistenza; non sono più vane imaginazioni, create dall’amor suo. Collaltino non si cura di nasconderle il nuovo pensiero che gli è venuto di prender moglie. A quella rivelazione la poesia di Anassilla prende ad un tratto una dignità nuova. Ella non smania più, non piange. Dice solamente sdegnosa all’infido:

Maraviglia non è, se in un istante
ritraeste da me pensieri e voglie,
che vi venne cagion di prender moglie,
e divenir marito, ov’eri amante.

Nodo e fè, che non è stretto e costante,
per piccola ragion si rompe e scioglie;
la mia fede, il mio nodo il vanto toglie
al nodo gordiano e al diamante.

Però non fia giammai che scioglia questo
e rompa quella, se non cruda Morte,
la qual prego, signor, che venga presto;

sì ch’io non vegga con le luci scorte
quello ch’or col pensiero atro e funesto
mi fa veder la mia spietata sorte.