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32 verso l’isonzo


profonda ancora di quella della razza, dei costumi, della lingua, un’unità perenne, inalterabile alle emigrazioni e ai domini, eguale sotto alle correnti e alle tempeste umane, una unità eterna: quella della terra.

La strada bianca corre ancora nell’ombra dei platani, e di tanto in tanto qualcuno di questi giganti, tagliato per formare una barricata austriaca, giace abbattuto, rovesciato nel fosso o sul bordo erboso. Barricate e trincee chiudevano la via ad ogni svolto, ad ogni ponticello. Ma nessuno le ha difese. Fino a Cervignano, per avanzare non s’è avuta che la fatica di rimuovere gli ostacoli. A Cervignano pochi colpi di fucile. Un ponte di ferro, all’entrata del paese, era barrato da un terrapieno e da un’abbattuta d’alberi. Una cannonata, che ha lasciato il segno sull’armatura del parapetto, è bastata a mettere in fuga i difensori.

Il paese ha ripreso un’aria tranquilla e sonnolenta, e i convogli militari passano con frastuono per le strade antiche, anguste ed affocate, fiorite di bandiere. Al di là, verso l’Isonzo, un polverone denso annebbia la pianura. Il cannoneggiamento è più vicino. Nell’aria limpida, chiaro, metallico, diafano, un pallone frenato si libra.

Ancora pochi minuti, e ci troviamo fra le truppe. Dei reparti passano il fiume. Sulle alture di Monfalcone la battaglia rugge.