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le fasi della guerra intorno a tolmino 337


coli di ogni sorta, chevaux de Frise, reticolati, sbarre di ferro, un intreccio fitto al di là del quale si appostavano delle mitragliatrici. Durante il giorno, per qualche tempo, la nostra artiglieria da campagna tirava sulle difese del ponte per spezzarle, e alla notte, sotto a raffiche di piombo, dei pionieri eroici strisciavano fra i due parapetti per far saltare i rottami e sgombrare la strada.

Li conduceva un ufficiale del genio, professore di Università prima della guerra. Partiva calmo, sereno, come quando s’incamminava verso la lezione con dei libri sotto al braccio. Dove nessuno osava andare, dove la morte pareva certa, andava lui solo. Alla notte lui era sul ponte, strisciando, avanzando centimetro per centimetro, sospingendo avanti a sè un tubo di esplosivo. L’ultima volta, quando la strada era quasi tutta aperta, non è tornato indietro. Una palla lo aveva fulminato.


Ora sul ponte si vedono oscuri barricamenti di sacchi che proteggono il passaggio, e in fondo, al di là, una breve trincea si profila. È l’attacco che sbocca, ancora piccolo, ancora incerto, una testa di ponte minuscola e ardita che si affaccia.

Al nord della città, vicino quasi alle ultime case, si solleva in vedetta, isolata, una strana montagna, alta, regolare come una montagnola da giardino pubblico, aguzza, coperta tutta da