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320 la conquista della conca di plezzo


bardamento imminente, poche ore prima che le nostre grosse artiglierie iniziassero il fuoco contro ai forti, nella notte del 31 agosto, delle forze austriache salivano da levante le pendici del Rombon, precedute da un intenso cannoneggiamento allo scopo di aggirare le nostre posizioni. Fu un combattimento breve ma vivace. Respinti da lì, due giorni dopo si volgevano contro le nostre posizioni alle spalle dello Javorcek, nel vallone dello Slatenik. Si è tanto lottato in quella gola che essa appare alla fantasia come un canale di battaglia. Furono ancora ricacciati. Nello stesso giorno, essi lanciarono alla deriva nell’Isonzo qualche mina galleggiante. Avevano sentore di movimenti nostri, e speravano di potere far saltare dei ponti. La mina fu pescata.


Intorno a Plezzo la lotta si andava facendo più viva, nuove forze italiane premevano da ogni parte, e la preparazione delle artiglierie si faceva di giorno in giorno più energica. Si presentiva l’azione vasta di questa ultima settimana. Dopo l’attacco del 31 agosto, dei drappelli nemici si erano rintanati qua e là nelle pendici del Rombon, erano rimasti celati in nascondigli del monte, tendevano a fare infiltrazione, creavano dei minuscoli punti di appoggio per futuri tentativi di attacco. Il 5 settembre la montagna fu spazzata. I drappelli furono scovati, assaliti, messi in fuga, si pene-