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256 dove il combattimento non ha soste


Ma gli austriaci avevano lo Zellonkofel, avevano il Freikofel, avevano una delle due punte del Pal Grande; le posizioni nostre e le loro s’incastravano, s’intersecavano, si allacciavano sopra una stessa linea. Aggrampati sullo scoglio, dove non si scavano trincee, dietro a frettolosi ripari di pietre ammonticchiate e di sacelli di terra faticosamente trascinati lassù, i nostri avevano il nemico di fronte e sui fianchi. Gli approcci erano scoperti, la fucileria grandinava sulle retrovie, mancavano sentieri, il rancio doveva esser portato da lontano con due ore di ascensione sotto al fuoco, e l’artiglieria tempestava. Gli attacchi del nemico erano continui e violenti.

Il Pal Piccolo fu assalito cinque volte consecutive in un solo giorno da un battaglione e mezzo di austriaci muniti di numerose mitragliatrici. Cinque volte il nemico venne ricacciato. Si preparava a salire ancora all’attacco, si sentiva troppo superiore di forze per rassegnarsi, quando nella giornata grigia la nebbia scese dalle vette e una pioggia dirotta cominciò a scrosciare sulle pietre. Allora i nostri si slanciarono fuori dalle posizioni, la baionetta bassa, urlando, e per quel giorno spezzarono definitivamente l’offensiva nemica. Era il 30 maggio.

Intanto il coro dei cannoni aumentava tutto intorno. Mentre le fanterie si battevano, spesso a corpo a corpo, sulla catena rocciosa che