Pagina:Luigi Barzini - Al fronte (maggio-ottobre 1915).djvu/156

128 tra le balze dell’adige


nella speranza e nell’ansia. Gli abitanti ignoravano tutto della guerra. Non sapevano della presa dell’Altissimo e delle altre operazioni che si stavano svolgendo nella regione. Nessuna notizia arrivava. Ma fra le case chiuse, per le finestre dei cortili circolavano bisbigliate delle voci.

Il 24 maggio si diceva già: «Saranno qui stasera; un boscaiuolo ha visto i bersaglieri ad Avio; scorgeva le penne....» Fra i patrioti vivevano degli austriacanti; la comparsa di qualche vicino sospetto interrompeva i dialoghi e faceva richiudere le finestre. Non erano tutti partiti gli anti-italiani, e qualcuno ne resta ancora adesso.

Andando via, gli austriaci avevano requisito il bestiame, obbligando dei contadini a condurlo a Rovereto. Pochi di questi disgraziati sono tornati indietro. Per farli rimanere, temendo forse lo spionaggio, gli austriaci avevano annunziato loro, semplicemente, che Ala non esisteva più, essendo stata distrutta insieme agli abitanti dalla barbarie italiana. La mancanza del bestiame e di provviste rendeva la vita dei cittadini difficile. L’arrivo degli italiani era invocato come un salvataggio.


Quando l’automobile del generale Cantore entrò nella città. Ala pareva deserta. Cantore si fermò nella piazza, una piazzetta angusta, irregolare, a declivio, che pare si tenga a stento