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108 di Tito Lucrezio Lib. II.

     D’ogni proprio ricetto al fin la scaccia.
     Poichè qual altra cosa oprar può mai
     1340Negli animali un violento colpo,
     Se non crollargli, e dissipargli in tutto?
     Succede ancor, che per minor percossa
     Pon del moto vital gli ultimi avanzi
     Vincer sovente; vincere, e del colpo
     1345Acquietare i grandissimi tumulti,
     E di novo chiamar ne’ proprj alberghi
     Ciò che partissi, e nell’afflitto corpo
     Moti produr signoreggianti omai
     Di morte, e dentro rivocarvi i sensi
     1350Quasi smarriti: che per qual cagione
     Posson più tosto ripigliar vigore,
     E dallo stesso limitar di morte
     Tornare in vita, che partirsi, ed ire
     Là dove già quasi è finito il corso?
1355Perchè il duolo, oltre a questo, allor si genera,
     Che per le membra, e per le vive viscere
     Da qualche violenza i primi corpi
     Vengono stimolati, e nelle proprie
     Lor sedi interamente si conturbano;
     1360Ma quando poscia alla lor propria stanza
     Tornano, il lusinghevole piacere
     Tosto si crea, quindi saper ne lice,
     Che mai non posson da dolore alcuno
     Essere afflitti i genitali corpi,