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226 Lib. IV. Fav. XVIII. e XIX

     Tardi n’andrete, e vo’ che fame insegnivi
     Por freno al ventre. A que’ poi che inviaro
     35Si goffi Ambasciator’, soffrir fia forza
     De l’uom le ingiurie. A la prigion son tratti,
     Nè si rilascian tosto. Ecco il perchè.
     I Can’, che i primi Ambasciatori, e gli altri
     Aspettano, se in cane ignoto abbattonsi,
     40Lo fiutan dove avean l’odor riposto.


FAVOLA   XVIII.

L’Uomo e il Serpe.

TArdi si pente chi soccorre i tristi.
          * Dal freddo un Serpe intirizzito, preso
     Fu da tal, che crudele in ver se stesso,
     Scaldollo in seno: si riebbe appena,
     5Che l’uccise: il perchè chiesto: a’ malvagi
     Perchè, disse, non sia chi a giovar renda.


FAVOLA   XIX.

La Volpe e il Drago.

TErra scavava per formar sua tana
     La Volpe, e fatte alquante buche avea;
     Allor che giunse ove tesori un Drago