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di Tito Lucrezio Lib. VI. 125

     Stesse contrarie, e di malvagio senso
     Altre al tatto, altre all’occhio, altre alla lingua.
     In oltre veder puoi, quanto sian molte
     Cose aspramente a’ nostri sensi infeste
     1155Sporche, gravi, e nojose. In prima a certi
     Alberi diè natura una sì grave
     Ombra, che generar dolori acerbi
     Di capo suol, se sotto ad essi alcuno
     Steso fra l’erbe molli incauto giacque.
     1160E’ su ’l monte elicona anche una pianta,
     Che co ’l puzzo de’ fior gli uomini uccide.
     Poichè tutte da terra ergonsi al cielo
     Tai cose, perchè misti in molti modi
     Molti de’ lor principj in grembo asconde
     1165La terra, e separati a ciò che nasce
     Distintamente gli comparte. Il lume,
     Che di fresco sia spento, allorch’offese
     Ha co ’l grave nidor l’acute nari,
     Ivi ancor n’addormenta. E per lo grave
     1170Castoreo addormentata il capo inchina
     La donna sopra gli omeri, e non sente,
     Che il suo bel lavorìo di man le cade,
     Se il fiuta, allor che de’ suoi mestrui abbonda
     E molte anche oltre a ciò cose possenti
     1175Trovansi a rilassar ne’ corpi umani
     Le illanguidite membra, e nelle proprie
     Sedi interne a turbar l’animo, e l’alma.