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lucifero

Con pari volo e con funesto strido
Piomban sovra la preda, essi al feroce
510Fuggitivo drappel di tutta punta
S’avventarono incontro, e: — O manigoldi
Dell’umano pensier, gridò con fiera
Voce l’ardito precursor di Nola,
Or sì che il fin di vostre colpe è giunto! —
515Disse, e ghermendo con la ferrea destra
Torquemada alla strozza, in turbinoso
Modo il rotò, che spatola parea
In man d’esperto battitor. Lanciollo
Poi qual sasso di fionda; e non sì tosto
520Quei dall’alto piombò, che in mostruosa
Foggia si franse e si divise, a modo
Di crinato utensil d’impura argilla
Lanciato all’aria da fanciul bramoso
D’udirne il tonfo e di contarne i cocci.
525Cadde, e si franse ei sì, ma in braccio a morte
Non s’acquetò; chè in quante parti e brani
S’eran divise le sue membra, in tanti
Si spezzò la sua vita, onde ciascuno,
Che guizzando e serpendo invan tendea
530A congiungersi all’altro, era dannato
A soffrir sempre, e a non morir giammai.
    Ma tra le mani al pensator d’Otránto
Fieramente stridean Sisto e Ghislieri.
Ambi agguantati egli li avea, qual suole
535Assiduo scardatore, il qual prendendo
Due manciate di canape, fra loro
Pria le sbatte più volte, indi le affida
Al nemico di lische ispido cardo.
Si mordevan per rabbia i due percossi,
540E sgraffiavan rignando, e parean due
Gatti rivali, a cui bollir fa il sangue
Nel rigido gennaio un caldo amore:



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