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canto decimoquinto

Attendeva costei, che del sedurre
405Tutti ben sa gli accorgimenti e l’arte.
Ond’ella il passo gli precise, e: — O santo
Arcangelo, esclamò, ben si conviene
Alla luce del tuo sguardo immortale
Questo splendido regno! E chi dir puote
410Che nemico tu sei? che una superba
Smania di regno ti conduce al cielo
A sovvertir l’adamantina sede
Di Dio? No, che per certo iniqua e indegna
Ti precorre la fama, e mal diritto
415Veggion queste beate anime, a cui
Tanto incute il tuo nome alto spavento.
Luce ed amor sei tu: simile a novo
Raggio d’innamorato astro sorride
La tua fronte serena, e a dolci affetti,
420Pari al mio Nazzaren, l’anime inviti.
Oh! ben torni fra noi; qui non mortali
Semina rose amor, qui sempre viva
Fonte di voluttà schiude il mio seno! —
    Udì l’Eroe la subdola proposta,
425E amaramente le gittò sul volto
Queste parole:
                  — O penitente eterna,
Nè pentita giammai, qual ti germoglia
Nell’instabile cor postuma brama
Di novelle avventure? Un mi son io,
430Che al lascivo ozíare, a cui mi tenti,
L’aspre battaglie del pensier prepongo! —
Disse, e sdegnando procedea, già sciolto
Dall’inciampo di lei; quand’essa, a un punto
Tramutando tenor d’arti e d’accenti,
435Ruppe in alto cachinno: — E ci voleva
Proprio questa, esclamò; state a vedere,
Ch’oggi che in terra dàn la caccia ai frati,



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