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La Leopoldina!... Appena sentito il nome di quel battello che avrebbe portato via Yann, Gaud se lo fissò nella memoria come ve l’avessero martellato per non farglielo più cancellare.

La sera ritornata a Ploubazlanec, seduta per terminare il suo lavoro alla luce della sua piccola lampada, le ritornò nella sua testa quella parola di cui il nome solo l’impressionava come un presagio triste. I nomi dei navigli e quelli delle persone hanno una fisonomia por loro stessi, quasi un significato recondito. E quella «Leopoldina» parola nuova, inusata, la perseguitava con un’insistenza che non era naturale, diventando come un’ossessione sinistra. Ella credeva vedere Yann ripartire sulla «Maria»; conosceva che la Vergine l’aveva protetto per tanti anni nei pericolosi viaggi; ed ecco che quel cambiamento aumentava la sua angoscia.

Ma ben presto si disse che ciò non la riguardava più, che niente di ciò che lo concerneva doveva più preoccuparla.

Ed infatti che cosa poteva importarle se egli era su questo o su quell’altro battello, di ritorno od in partenza?...

Tutto doveva riuscire indifferente, non vi era più alcun legame tra loro, alcun motivo di riavvicinamento, dal momento che egli dimenticava anche il povero Silvestro.

Ella do/eva distaccarsi da Yann, da tutto ciò che riguardava la sua esistenza, anche da quel nome d’Islanda che vibrava ancora, con un’attrazione dolorosa, per lei; doveva dirsi che tutto era finito, finito per sempre...

Con dolcezza guardò quella povera vecchia addormentata che aveva ancora bisogno di lei, ma che non tarderebbe a morire. Ed allora perchè vivere, perchè lavorare?...

Il vento di ovest si era già levato; il tetto aveva ricominciato a gemere, con un rumore tranquillo e leggiero. E le tornarono agli occhi le lagrime, lagrime di orfana e di abbandonata, passando sulle labbra con un