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i - corinto 309

     se meco sopra l’erba ti posassi,
della scorza faría d’un lento salcio
una zampogna, e vorrei tu cantassi.
     L’errante chiome poi strette in un tralcio,
vedrei per l’erba il candido piè movere65
ballando e dare al vento qualche calcio.
     Poi stanca giaceresti sotto un rovere:
io pel prato correi diversi fiori,
e sopra il viso tuo li farei piovere:
     di color mille e mille vari odori,70
tu ridendo faresti, dove fôro
i primi còlti, uscir degli altri fuori.
     Quante ghirlande sopra i bei crin d’oro
farei, miste di fronde e di fioretti!
Tu vinceresti ogni bellezza loro.75
     Il mormorio di chiari ruscelletti
risponderebbe alla nostra dolcezza
e ’l canto di amorosi augelletti.
     Fugga, ninfa, da te tanta durezza:
questo acerbo pensier del tuo cor caccia:80
deh, non far micidial la tua bellezza!
     Se delle fiere vuoi seguir la traccia,
non c’è pastor o piú robusto o dotto
a seguir fère fuggitive in caccia.
     Tu nascosta starai sanza far motto85
con l’arco in mano: io con lo spiedo acuto
il fèr cignale aspetterò di sotto.
     Lasso! quanto dolor io aggio avuto,
quando fuggi dagli occhi col piè scalzo!
e con quanti sospiri ho giá temuto90
     che spine o fère venenose o il balzo
non offenda i tua piè! quanto n’ho sdegno!
per te fuggo i piè invano e per te gli alzo;
     come chi drizza stral veloce al segno,
poiché tratto ha, torcendo il capo, crede95
drizzarlo: egli è giá fuor del curvo legno.