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ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti 23

scritto insino a qui canzone. Lo stile della canzone non sanza qualche poco di pudore ammetterebbe molte cose non solamente leggere e vane, ma troppo molle e lascive, le quali comunemente si truovono scritte nelle latine elegie. Le canzoni ancora, per avere piú larghi spazi dove possino vagare, non reputo tanto difficile stile quanto quello del sonetto. E questo si può assai facilmente provare colla esperenzia, per chi ha composto sonetti, e si è ristretto a qualche certa e sottile materia, con grande difficultá ha fuggito la oscuritá e durezza dello stile; ed è grande differenzia dal comporre sonetti in modo che le rime sforzino la materia, a quello che la materia sforzi le rime. E mi pare ne’ versi latini sia molto maggiore libertá che non è ne’ volgari, perché nella lingua nostra, oltre a’ piedi che piú tosto per natura che per altra regola è necessario servare ne’ versi, concorre ancora questa difficultá delle rime, la quale, come sa chi l’ha provato, disturba molte e belle sentenzie, né permette si possino narrare con tanta facilitá e chiarezza. E che il nostro verso abbia i suoi piedi, si prova perché si potrebbono fare molti versi contenenti undici sillabe sanza aver suono di versi o alcun’altra differenzia dalla prosa. Concluderemo per questo il verso volgare essere molto difficile, e tra gli altri versi lo stile del sonetto difficillimo, e per questo degno d’essere in prezzo quanto alcuno degli altri stili volgari. Né per questo voglio inferire li miei sonetti essere di quella perfezione che ho detto convenirsi a tal modo di stile; ma, come dice Ovidio di Fetonte, per al presente mi baste aver tentato quello stile che appresso i volgari è piú eccellente, e, se non ho potuto aggiugnere alla perfezione sua di conducere questo carro solare, almanco mi sia in luogo di laude lo ardire di aver tentato questa via, ancora che con qualche mio mancamento le forze mi sieno mancate a tanta impresa.


Forse qualcuno giudicherá poco conveniente principio a’ versi miei, cominciando non solamente fuora della consuetudine di quelli che insino a qui hanno scritto simili versi, ma, come pare prima facie, pervertendo quasi l’ordine della natura,