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lodi dal decader della libertà alla discesa di carlo viii. 69


Alberto Scoto signore di Piacenza, Filippo Langosco signor di Pavia, il Fissiraga, Venturino Benzone di Crema, Simone Avogadro di Vercelli, Guglielmo Brusato di Novara, Corrado Rusca di Como, Giovanni marchese di Monferrato, i Torriani accorsi dal Friuli, Pietro Visconti, cugino di Matteo che aspirava al capitanato di Milano, le città di Alessandria e Cremona, nonchè i fuorusciti di Bergamo e Milano, allo scopo, dicevano, di difendere la comune libertà e rimettere in patria i Torriani1.

Ragunatesi in Lodi le forze alleate, e giunto lo Scoto, capitano generale della lega, si portarono a Lavagna sulla Muzza. Matteo, da sua parte, raccolto quanto più potè di sue milizie, si mosse egli stesso all’incontro del nemico. Era appena partito, che gli sovraggiunse la notizia, Milano essere insorta ed aver costretto alla fuga il figlio Galeazzo, di che spaventato propose agli alleati la pace, facendosi mediatore lo Scoto, nel quale le parti pienamente si rimisero2. E questi fè statuire che i Torriani rientrassero in Milano e al possesso di tutti i loro beni, e fossero esigliati i Visconti e i più influenti loro partigiani. Matteo cedette il capitanato di Milano allo Scoto, licenziò l’esercito e ritirossi al castello di S. Colombano, ch’egli, approfittando di una contesa fra il comune di Lodi e i Landriani feudatari, avea tenuto per se. Di là passò a Piacenza affidandosi allo Scoto, creduto amico, e che invece non lo lasciò libero, finchè non ebbe rinunciato anche al detto castello, che venne subito distrutto.

In seguito ad un tentativo fatto in Milano dai partigiani dei Visconti in favor di Matteo, accorsero i collegati a proteggere i Torriani, e il nostro Antonio Fissiraga fu fatto podestà (pretore) del comune di Milano (pel 1303) in premio degli aiuti prestati ai Guelfi, quantunque non durasse se non pochi mesi pel continuo mutarsi degli uffizi in quei tempi di lotte, e partiti, e brogli senza fine3.

Lo Scoto, smodatamente ambizioso, e costretto ad uscir da Milano, erasi staccato dalla lega guelfa, e parea quasi avesse in animo di appoggiare i Visconti; ma quando Matteo, raccolti i suoi aderenti ed alleati, avanzossi sul Lodigiano per combattere i Guelfi, quegli di nuovo abbandonollo a se stesso; sicchè Matteo assalito da Guido della Torre e Antonio Fissiraga, si tenne a gran ventura di poter fuggire a Piacenza, e di là in una villa del Veronese, ove stette aspettando, com’egli stesso ebbe a dire giustamente, che gli errori dei Torriani avessero superati i suoi, il che non tardò guari a succedere.

Anche il Rusconi, alleato dei Visconti e cupido di riafferrare la signoria di Como, fu combattuto dai Guelfi, e qui pure si distinse il Fissiraga coi Lodigiani (1303). Molti dei nemici rimasero morti, e più di mille prigionieri. Volsersi quindi gli alleati contro lo Scoto per vendicarsi del suo abbandono, e più volte disertarono il territorio piacentino, senza venir però mai ad alcun fatto impor-

  1. Giulini, op. cit. lib. 59.
  2. Pisano, op. cit. p. 298 e seg.
  3. Troviamo nella Storia dei conventi del nostro Lodi una singolare notizia sotto l’anno 1304, che registriamo a meglio dichiarare i costumi de’ tempi. Nella costruzione del convento e chiesa dei Domenicani il consiglio generale della città di Lodi ordinò che Domenicani e Francescani potessero, in foro conscientiae, assolvere ciascuno che l’avesse derubata, pagando ad essi il mal tolto; e coloro che dalla città stessa avessero riscosso usura, sborsando ai medesimi la metà di dette usure!...