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mi disse con accento penetrato: — Dio m’ha esaudito, ti rivedo. — Lo interrogai sulla sorte dei nostri compagni, e seppi con mio gran dispiacere, che Carlos era morto in un combattimento di Bab-el-Taza contro Abd-el-Kader. Il nostro amico l’avea visto cadere, ed avea potuto raccogliere le ultime sue parole. Pieno di fede e di speranza nel perdono, Carlos s’era sentito sotto la mano di Dio, ed il passo, cui il soldato deve sempre tenersi pronto, era stato fatto dal giovine fratello con una rassegnazione piena di fiducia nell’Eterno.

«Cornault era per ritornare in Francia. Suo padre era morto: egli avea potuto ottenere un congedo illimitato per andare a consolare la sua povera madre. Lo vidi prima di partire, ed ebbi la consolazione di sapere che continuava a camminare nella via, nella quale Marty ci aveva fatti entrare l’uno e l’altro. Ci fece promettere d’andargli a fare una visita.

«Appena giunto in Algeri, fui chiamato dal governator generale; la mia prima cura fu di chiamare la sua attenzione sui nostri sventurati prigionieri. La loro esistenza presso degli Arabi era conosciuta, ma ogni relazione con Abd-el-Kader era interrotta, e la loro liberazione era presentemente impossibile.

«Dio mandò due uomini per condurre quest’opera a buon fine: il signor Dupuch, vescovo d’Algeri, cominciò le negoziazioni, ed il sig. Suchet, suo vicario, andò solo a trattare dei prigionieri con un luogotenente dell’emir. Quest’opera fu coronata d’un pien successo; e mi fu dato di vedere e stringere sul mio cuore alcuni dei miei amici di cattura.

«D’indi in poi, io e Marty prendemmo parte ai diversi affari, in cui si trovò impegnata la nostra compagnia. Ma mi sembra inutile di farne menzione: voi avete potuto leggerne la relazione nei giornali degli ultimi anni.