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xxii vita di lorenzo lippi

glia aveva avuto intenzione di imbrattar pochi fogli, de’ quali anche già si era condotto quasi al destinato segno, fu necessitato partire per Germania al servizio, come abbiam detto, della serenissima arciduchessa: e con tale sua gita venne ad incontrare congiuntura più adeguata, per dilatare alquanto l’opera sua; perchè, essendo egli colà forestiero e senza l’uso di quella lingua, e perciò non avendo con chi conversare, talvolta, o stanco dal dipingere, o attediato dalla lunghezza de’ giorni o delle veglie, si serrava nella sua stanza, e si applicava alla leggenda finchè la condusse a quel segno che gli pareva abbisognare per dedicarla alla serenissima sua signora siccome fece colla citata lettera. Tornatosene poi alla patria, ed avendo fatto assaporare agli amici il suo bel concetto, gli furono tutti addosso con veementi e vive persuasioni, acciocchè egli dovesse darle fine, non di una breve leggenda come egli si era proposto, ma