Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/112

Lo strato delle pomici inclinato sopra del muro della città è di due piedi circa di crassezza ; ricomparisce oltre al muro ove và impicciolendosi talmente che termina a guisa di conio, la di cui inclinazione essendo perfettamente la stessa che non permette di dubitare esser il medesimo. Il muro intero alto abbastanza è tutto netto, e si cammina ora per qualche tratto intorno la città. Tutto quello che ora è netto e scavato, era ripieno di pomici, come ripiene sono tutte le case, i di cui tetti sono sprofondati, non tanto pel peso delle pomici, e della terra, quanto pel tremuoto.

Camminando giù si trovano de' sepolcri, e più in là una cantina, la quale come un lungo corridoio con la volta ha una porta per entrata, e dal dì sopra da' forami che sono superiori ed in fila ove comincia la volta, riceve il lume.

Lungo un muro vi erano da 22 vasi, o 23 in piedi, di collo stretto, ripieni di terra. Da qualche vaso rotto ho rilevato che la detta terra nericcia ha quasi la consistenza del tufo di Ercolano.

Questa cantina ora vota era piena sino quasi al principio della volta della stessa sostanza, che riempie i vasi.

Nella superficie di questo ripieno si son trovati 17 cadaveri, de' quali una donna vi lasciò l'impronto di una mammella, ove si ravvisa la piega del finissimo pannolino, che la ricopriva.

1. Dal considerare, che i corpi gravi meschiati a pomici di gran volume, e di pochissimo peso non si potrebbero trovare uniti, se fossero stati lanciati semplicemente dalla forza del Volcano, perchè