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dall'incendio di un'altra Troja. Cominciò a decantarmi le pomici che abbondantemente vi si trovano, e considerarle come la causa dell'incendio ivi accaduto, soggiunse, che il segno evidente del fuoco erano i vasi di vetro compressi, e schiacciati, che ivi si erano trovati.

A dir vero nel sentire un racconto tanto preciso, e detto con tanta verità credei per poco, ch'egli, fosse stato se non testimonio della rovina di cui mi parlava, almeno un dotto geognosto che aveva consumato i suoi giorni cogli storici alla mano osservando la natura.

Dopo averlo inteso troppo lungo tempo gli dimandai qualche particolarità di ciò che mi raccontava, alla qual dimanda rispose, che non aveva egli veduto; ma aveva inteso dire...

Mi avvidi allora, che questi era uno di quei propagatori di scienze, che addottrinano i curiosi di cui non mancano in tutta l'Europa.

Nel palazzo detto Alambra in Granata nella Spagna, nel Devilsarse a Castletown nel Derbyshìre in Inghilterra; nella Badia di Westminster a Londra; nelle Grotte di Pozzuoli, Ercolano, Pompei ec. da per tutto sono gli stessi.

Esaminate le pomici, e sapendo che non son conduttrici di calorico, è facile ad ognuno il vedere che queste non potevano cagionare incendio, giacche solo nel cadere direttamente sulla bocca stessa del Volcano, giugono fredde, e si poco calde, che si possono prendere impunemente con mani.

Qnesta osservazione l'ho fatta nella mia giovinezza, essendo disceso nel cratere, ove per ben due volte