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Reputo assai probabile che, sperimentati i requisiti propri agli utensili d’ematite e di limonite, gli Affricani che primi fecero uso di tali utensili, ricercassero per fabbricarne di analoghi le pietre di uguale aspetto, e per questa via fossero condotti a raccogliere e a lavorare il ferro meteorico, il quale, per colore, lucentezza, peso e resistenza alla percussione, si accosta all’ossido e all’idrossido dello stesso metallo. Non è inverosimile che conosciuta poi la proprietà del ferro nativo di diventar più compatto e tenace mercè l’arroventamento e la martellatura, sottoponessero ad ugual preparazione anche altri minerali di ferro, in particolar modo la magnetite e conseguissero in tal guisa il metallo artificialmente ridotto.

In alcuni paesi, come nel Nuovo Continente, in Spagna, in Ungheria, in Irlanda, sembra che la fabbricazione di manufatti di bronzo sia stata preceduta da quella di oggetti di puro rame. Perciò alcuni credono che possa ammettersi anche un periodo archeologico del rame. A tale stadio industriale, che fu brevissimo, accennano alcuni utensili di rame rinvenuti nelle caverne della Liguria, promiscuamente però a manufatti di tipo schiettamente neolitico.

Siccome nelle nostre stazioni preistoriche non esistono che rare e tarde tracce di una lavorazione dei metalli praticata localmente, così non è il caso di contemplare una età del rame in Liguria, e, rispetto a quella del bronzo, non si potrebbe accettare in un ordinamento razionale che quale fase distinta dalla introduzione nel paese, per via di scambi, di scarsi arnesi metallici fabbricati altrove.

I paletnologi italiani designano col nome di età eneolitica, proposto da Gaetano Chierici, quella durante la quale, pur mantenendosi il predominio dei manufatti litici, si adoperavano eziandio arnesi di bronzo. Sì tratta non già di un periodo determinato, ma di una fase di transizione che si manifesta nella facies di alcuni depositi archeologici e