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grembiulino bianco e aspettò il babbo con una certa impazienza.

Quando tornò, la mamma si svegliava proprio allora e chiedeva da bere.

Il signor Ernesto corse in cucina per attingere una mezzina d’acqua fresca, e la bambina dietro. Non appena egli vide tutto quell’ordine e quella pulizia, si volse stupito all’Eduvige e domandò:

— Chi c’è stato?

— Nessuno! rispose la bambina sorridendo.

— O chi ha fatto le faccende?

L’Eduvige saltò al collo del babbo e gli disse in un orecchio:

Sono stata io!

Figuratevi la contentezza di quel pover’uomo! si tenne abbracciata strinta la sua bambina e andò, lieto di quel caro peso, in camera della moglie, alla quale raccontò tutto.

La mamma, commossa, fece seder sul letto l’Eduvige e la ricolmò di carezze.

La nostra amica aveva provato dei bei momenti in vita sua, specie quando gli zii di Roma le mandavano a regalare un bel libro, un vestito nuovo o una scatola di chicche. Ma un momento compagno a quello non lo aveva provato mai; mai, neppure quando per la distribuzione dei premi il