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della crusca xxi

e pur deve contarsi, perchè non contandole, le lezioni non sarebbero dodici, ma solamente undici. Più direttamente ancora la cosa è provata per quel che si legge a carte 80: Noi abbiamo a dar principio questo anno alle lezioni nostre ecc. Onde senza possibilità di replica si argomenta che quella fu la prima lezione dell’anno accademico, e che le altre lezioni, nelle quali si spiegano i Canti anteriori dello Inferno, sono dell’anno precedente; il che val quanto dire che appartengono a un’altra serie o Lettura. E siccome la Lettura settima è dell’anno 1561, e il Gelli morì ai 24 di luglio 1563, così è manifesto che le due Letture inedite, le quali si contengono nel codice Magliabechiano, sono la Lettura ottava e la nona, fatta quella nel 1562 e questa nel 1563; l’una cioè sotto il consolato di Giulio del Caccia, e l’altra sotto quello di Antonio Del Migliore, il quale, secodo che abbiamo dal Salvini, era stato eletto Console per suggerimento dello stesso Gelli.

Notai già che nel codice dopo le ventidue lezioni, divise come dissi in due serie, sono anche scritti a carte 125 e 126 due frammenti. E questi mettono in chiaro due particolarità non immeritevoli di attenzione. La prima è, che il Gelli colla sua nona Lettura, arrivato al Canto XXVI dell’Inferno, e dovendo fare il commento della ironia amarissima colla quale Dante vi apostrofa a Firenze, ebbe assai forte il sentimento della difficoltà che gli toccava di superare. Imperocchè, fiorentino, egli parlava a fiorentino uditorio, discorrendo di fiorentino poeta. E da una parte l’amore della sua patria, e la condizione de’ cittadini che lo ascoltavano, dall’altra l’onore del suo Dante e le parole del testo che lo mettevano in angustia. Era necessità lo esordire, accennando al tema delicatissimo, e cercando di rendersi gli uditori benevoli, senza disporli malamente nè verso il poeta nè verso l’opera di lui. E due