Pagina:Letturecommediagelli.djvu/163

Paulo) da Dio, lo fa tanto superbo e tanto audace, che persuadendosi egli di esser tale per quello ordine necessario con il quale la natura ha fatte tutte l'altre cose, non pensa che ei possa ritrovarsi cosa alcuna più nobile nè più degna di lui, e conseguentemente non potere errare in modo alcuno nelle operazioni sue. Laonde ingannandosi, come quegli i quali hanno infermo l'animo, e confidando molto più ch'ei non dovrebbe di sè stesso, si procaccia il più delle volte da per sè il suo male e la sua rovina; e si tende con quella sapienza umana, che il savio Salomone chiamò, da poi ch'egli ebbe gustata la divina, una somma stoltizia, a ogni ora infiniti lacci; ne' quali restando dipoi preso, diventa non solo schiavo degli affetti e delle passioni sue propie, ma ei perde la ragione, ed è spogliato da quelle d'ogni virtù, e rovinato del tutto, in quel propio modo che fu ancor lacerato e morto il misero Atteone1, da poi ch'ei fu trasmutato da l'ira di Diana in cervio, da i suoi propii cani. Non vuole adunque dire questo oracolo d'Apollo a l'uomo, ch'ei conosca sè stesso secondo questo modo della sapienza umana, il quale lo fa confidar troppo di sè, ma che egli si conosca secondo il lume della sapienza divina, il quale lo fa conoscer per il contrario, ch'egli ha avuta questa sua grandezza e questa sua nobiltà da Dio ottimo e grandissimo, solamente per liberalità e bontà sua, e perchè ella gli sia mezzo e via ad acquistarne una molto maggiore, e ch'egli può oltre a di questo facilissimamente perderla. Perciochè dove quella cognizione prima lo faceva superbo, audace, e confidar troppo di sè, quest'altra lo fa umile e prudente, e star del continovo cauto e vigilante per non perdere così bello e raro dono; e tanto più scorgendo egli con tale cognizione, ch'egli ha molti e molti nimici ed estrinsichi ed intrinsichi che lo impediscono continovamente da 'l camminar per la via della virtù. Gli estrinsichi sono le delizie del mondo, gli allettamenti degli obbietti del senso, e le insidie di quel nostro avversario antico, il quale non resta mai per invidia, come dice il nostro

______________

  1. Cr. Anteone.