Donna, due lustri compie omai ch’io posi
Al mio tragico ardir meta perenne,
E il pugnale e il coturno in un deposi
D’Apollo al piè con pio voto solenne.
Ebbi ’l tuo nome, allor ch’io Mirra esposi,
Propizia vela alle mie stanche antenne:
Intitolarti or quindi in me proposi
Il men reo fior del mio tradur decenne.
Specchio a Te stessa e l’una e l’altra Alceste,
Cui dagli Ellènj modi ai Toschi adatto,
Io ti consacro: ultimo don fian queste.
Deh, tregua dando il Tempo al vol suo ratto,
Sorte a me pari al buon Feréte appreste,
S’io nell’un dei due Adméti ho me ritratto!
- Firenze Dicembre 1798.
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Da questo sonetto vi par forse che Alfieri non osasse pubblicare la sua Alceste, o la credesse cosa di poco pregio? Mi rincresce, signor Guill...., ma non ho ancora finito. È ella mia la colpa, se sono incalzato dall’evidenza delle mie ragioni? Occupatissimo, come siete, o almeno come vi suppon-