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LETTERE

pensier di letitia, die bando à miei piaceri, e mise in fuga il riposo, ordinando, che ’n lor vece venissero ad albergar nel mio petto i martiri, i travagli, e le noie, dallequali dopo, ch’io fui preso non mi son sentito lasciar un sol momento, e di ciò ben ne posson far fede i sospiri, e le lagrime, che mai non m’abbandonano, così misero hò perduto quello, che solea piacermi, son divenuto non men solitario che mesto, portando scolorita la guancia, dimessa la fronte, e gli occhi pieni di pianto, così passo l’amor mio d’una lieve speranza, e non hò maggior pensiero, che di starmi avvolto in quelle tenebre (contrario effetto) che lo splendor de’ bei vostri occhi mi manda: ma s’io non mi curo di morir in me stesso per voi, almeno a voi non dispiaccia di tenermi vivo nel bello, che sì m’infiamma, che, se questo ottengo dalla vostra benignità riputerò ben impiegato il servire, gioia il languire, e vita il morire amandovi com’io v’amo.


Dell’istesso.


F

ACCIAMI pur Amore segno de’ suoi strali, faccia pur il mio petto conserva delle sue fiamme, ch’io stimerò sempre la sua crudeltà pietade, la sua guerra pace, il suo dolor contento, e la sua morte vita. Io per me provo tal felicità nel mirarvi, che maggiore non saprei col pensiero andarla formando, e provo tal dolcezza nell’udirvi, che ’n un subito oblio tutti i mali, che dalla mano d’amor mi vengono. ò bellezza in-


compara-