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D’ISABELLA ANDREINI. 144

voi giurate, che non havereste maggior tormento, che veder, ch’io per questi segni credessi, che voi m’amate, perch’essendo questi segni piccioli, dubbitereste, ch’io non credessi, che picciol fosse ancor l’amore: ma perche ciò non si dee creder, io nol credo. Il fuoco de gli altri innamorati si conosce per gli accesi, & infiammati sospiri, e per gli occhi, sfavellano ardore: ma ’l mio (dite voi) è tale, che non si può comprendere, dunque non vi dolete, s’io nol comprendo. In somma voi dite, che ogni vostro affetto, ogni vostro pensiero, ogni ardore, ogni tormento, ogni pena, & ogni angoscia è incredibile: dunque non vi maravigliate, s’io non credo le cose incredibili.


Querele di sfortunato amante.


I

N premio delle mie lunghe pene altro io non vorrei, che mi concedesse Amore, se non che sicome io veggo la vostra bellezza tormentatrice, così voi vedeste l’anima mia tormentata: ma (lasso me) s’io Argo son’alla vostra beltà, voi Talpa siete al mio dolore. Dal mio vedere il vostro bello, nacque il mio male, e dal vostro non veder il mio male procede, ch’io non trovo la medicina. Misero ben hò io occasione di maledir la mia sorte, poiche voi non vedete così mille miei martiri, com’io veggo mille vostre bellezze. Quel cieco, e crudo Arciero, che impera sopra la mia libertà certo v’hà di sua pro-


pria