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ne, che non è qui luogo di dimostrare. Questo è un nuovo canone di critica antiquaria, che viene a terra gittato dagli esempj in contrario, i quali voglio credere non essere stati a contezza degli accennati autori, giacchè la vera critica fa spicco maggiore nel difendete gli scrittori, che nel condannarli. Comincerò da una tegola ritrovata in queste parti, e che presentemente vien posseduta da questo erudito sig. abate Giuseppe Maria Morici. In essa veggonsi le seguenti lettere:

Io non dubito che cotesta iscrizione sia una nota figulinare, e quantunque gli Etrusci incidessero alle volte memorie sepolcrali in tegole, tuttavia quelli esempj sono rarissimi nelle antichità Romane. Nel principio la tegola è mancante di una lettera, che doveva essere un C, per formare la parola Cæcili. La voce seguente contiene il cognome di Silonis. La L fa figura di L, ed I1, e


l’ul-


  1. Un simil nesso osservasi in una iscrizione ritrovata fralle ruìne di Pozzuolo, della quale mi mandò copia il celebre P. Lettore Ignazio della Croce Agost. Scalzo, che, per essere inedita, stimo bene di qui riferire:

    D. M.
    VMBRICIAE. AFILIAE
    IVSTAE. VIXIT. AN. XVI
    MENS. VII. DIES. DECE...
    A. VMBRICIVS. MAGNVS
    ET. CLODIA. FELICITAS. PA sic
    RENTES. FILIAE. INCOMPARABIL.
       sic
    QVOD. FTA. PARENTIBVS. FACERE
    DEBVIT. MORS. INTER. CESSIT
    FILIAE. FECERVNT. PARENTES