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3.

DUE CANZONI

I.

PER UNA DONNA INFERMA

di malattia lunga e mortale

(1819)

     Io so ben che non vale
beltá né giovanezza incontro a morte;
e pur sempre ch’io ’l veggio m’addoloro:
che s’i’ nol veggio, il mio desir prevale,
5tanto ch’io spero pur che l’ènea sorte
altrove, ad altri casi, ad altri tempi
riservi i tristi esempi;
fin che dal mal presente è sbigottita
la misera speranza.
10Com’or che a l’occidente di sua vita
veggio precipitar questa dogliosa,
poi ch’altro non m’avanza,
giá mai di lagrimarla io non fo posa.

     Ed è pur tanto bella
15e tanto schietta e in cosí verde etade;
e poco andrá ch’io potrò dire: — È morta! —
È morta, e non risponde; ahi poverella!
Che dolor, che lamento, che pietade,