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il Padre, la madre ed il fratello. Le cose sono andate bene per tutti; ,c non che, tornati a Parma in ottobre, l’Adelaide ammalò sul finire di novembre; e guarda tuttora il letto, benché sia da molto tempo in convalescenza, impedita di levarsi dalla malvagia stagione, che forse la minaccerebbe di nuovo. Il suo male è stato alla gola, poi allo sto- maco. Ho veduto a Firenze il bravo Nicolini e abbiamo parlato di voi c dell’egregio vostro Ranieri. Nicolini ha veduto di questo una bell’o- pera storica;3 e ne ha parlato con lode. La vedrei pur volentieri, ma Napoli e Parma sono così prive di comunicazioni fra loro, come se le tenesse disgiunte il grande Oceano. Vedrò pur volentieri le vostre opere, della cui pubblicazione si discorre con desiderio. Vi prego di .tvermi fra gli associati. Ho conosciuto a Pescia, e riveduto a Firenze il celebre Sismondi, della cui conoscenza sono lietissimo. E amabile quanto e grande. Questo mi ricorda un mio opuscolo sul debito pub- blico, che penso di trarre dalla polvere, sittosto le cure della profes- sione me lo permetteranno. Ne ho parlato con Sismondi, col quale non sono del tutto d’accordo; e io lo sapevo, perchè mi era noto quello che ha pubblicato su questo cotale argomento. Tommasini, la moglie, (’.lclietta, Emilietto vi salutano carissimamente. Quando avrò il pia- cere di vedervi? Che cosa pensate del vostro avvenire? Rimarrete lun- gamente costì? Se vi giova, restate: chi sta bene non si muove. Il pia- cere di sapervi in discreto stato di salute è maggiore del piacer di vedervi in condizione di malaticcio, e forzatamente e crudelmente ozioso; in quell’ozio impotente, in quella noia, che è la cosa più insopportabile • li questa nostra misera vita. Ditemi di voi, e delle cose vostre, e de’ vostri propositi, e qualche cosa di Napoli e del mondo, se così vi piace, c ditemene più che potete. Continuate ad amarmi, come fate, e come laccio io verso di voi, che siete fra miei amici il distintissimo e caris- simo. Mille cose all’ottimo S.r Ranieri. F. Maestri tutto vostro

1961. Di David Passigli.
[Roma 29 Mzo 1837]

Pregiatis.mo Sig. Conte Offrendosi l’occasione dell’amico Sig. Castelnuovo che si reca in Napoli, la pregherei di voler consegnare ad esso quel manoscritto inteso,1 giacché non son certo di venire per ora in cotesta Città.