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i960. Di Adelaide e Ferdinando Maestri. [Parma 28 Marzo 1837. | Mio caro Leopardi! Col pensiero che non può star fermo; colla vista che vacilla; colla mano che trema, che cosa potrò scrivervi non so. So per altro che Voi, buono come siete, non baderete a questo nulla, se può dirsi, che mi cade dalla penna, nè a questi mal formati caratteri; ma unicamente vorrete accogliere nell’ottimo vostro animo il mio vivo desiderio di scrivervi. Volgono ormai quattro mesi ch’io mi trovo obbli gata al letto. Mi sono stati fatti quindici salassi... Ma non posso con tinuare. Il mio Ferdinando vi parlerà della gravissima mia malattia, e della cagione. Vi parlerà ancora della lettera ch’io v’indirizzai,1 nella quale io vi raccomandava a mettere il mio nome tra quello degli asso- ciati alle vostre opere. Non ebbi mai alcuna risposta. Scrivetemi. Le vostre lettere saranno una medicina utilissima pel mio animo. Assicu ratemi, se lo potete, che non vi siete dimenticato di me, e datemene prova coll’inviarmi spesse volte i vostri cari caratteri. Tutta la mia fami glia sta bene; come pure Giordani, col quale parlo spesso di voi. Addio di tutto cuore! La vostra Adelaide. P. S. Questa lettera ad un Leopardi? chi potrebbe crederlo? Chi conosce tutta la forza della vera amicizia, chi può immaginare che la prima linea ch’io poteva trovarmi in grado di scrivere doveva diriz zarla a Voi. Parma 28 Marzo 1837. Mio carissimo Amico! Vi avrei scritto due mesi prima, se non fossi stato tratto nell’ei rore di credervi a Parigi; poi nel dubbio che ci foste; finalmente nella certezza che non ci eravate. Hanno scambiato con voi un Pietro Leo pardi;’ che colà a Parigi diede alla luce un centinaio di sciolti pel monumento che si rizza in Milano alla Malibran. M’accorsi leggendo che i versi non erano vostri. Cercai com’era la cosa; e Giordani sco perse che voi eravate sbattezzato e di Giacomo divenuto Pietro. Pei sottrarre la mia Clelietta al cholera, FAdelaide ed io andammo a’ bagni di Lucca. Ma 1*Adelaide ne era dolentissima, poiché lasciava in Parma