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cose, se non perchè Ella mi compatisca un poco dell’esser capi tato in un paese pieno di difficoltà e di veri e continui pericoli, perchè veramente barbaro, assai più che non si può mai cre- dere da chi non vi è stato, o da chi vi ha passato 15 giorni o un mese vedendo le rarità. Se questa le giunge, non mi privi, la prego, delle nuove sue, e di quelle della Mamma e dei fratelli, che abbraccio con tutta l’anima, augurando loro ogni maggior consolazione nella pros- sima Pasqua. Ranieri (una sorella del quale ha avuto il cholèra) la riverisce distintamente. Mi benedica e mi creda infelice ma sempre affettuosissimo suo figlio Giacomo.

1958. A Gregorio De Filippis Delfico.
[Napoli, 18 marzo 1837.]

Pregiatissimo Sig. Conte, Ricevetti la gentilissima sua dei 3 di Febbraio malato in villa, e tornato in città sono stato lungo tempo convalescente. Per questa ragione mi sono indugiato finora a ringraziarla delle cose mandatemi di mio cugino, e sopra tutto del dono de’ suoi libri, i quali ho letto con vivo piacere e profitto, massimamente le prose, e fra queste il Discorso sopra l’industria degl’italiani.' La ringrazio ora di tutto cuore, e la prego, se mai mi crede atto a servirla, di adoperarmi liberamente. Sono breve perchè i miei occhi non mi consentono mai troppe lunghezze, ma non sarà breve il desiderio che ho di mostrarmi in ogni occasione

Suo dev.mo s.re
G. Leopardi

Mi approfitto ancor io, per più sicurezza di recapito, della sua gentilezza, acchiudendole la risposta al mio cugino. Napoli, 18 marzo 1837.