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nessuna probabilità v’era che si riaprissero per ora. Ed è cosa naturale, perchè il cholèra oltre che è attualmente in vigore in più altre parti del regno, non è mai cessato neppure a Napoli, essendovi ogni giorno, o quasi ogni giorno, de’ casi, che il governo cerca di nascondere. Anzi in questi ultimi giorni tali casi paiono moltiplicati, e più e più medici predicono il ritorno del contagio in primavera o in estate, ritorno che anche a me pare assai naturale, perchè la malattia non ha avuto lo sfogo ordinario, forse a causa della stagione fredda. Questo incomo- dissimo impedimento paralizza qualunque mia risoluzione, e di più mi mette nella dura ma necessarissima necessità di fermar la casa qui per un anno: necessità della quale chi non è stato a Napoli non si persuaderà facilmente. Qui quartieri ammobi- gliati a mese non si trovano, come da per tutto, perchè non sono d’uso, salvo a prezzi enormi, e in famiglie per lo più di ladri. Io il primo mese dopo arrivato' pagai 15 ducati, e il 2.<l° 22, e a causa della mia cassetta fui assalito di notte nella mia stanza da persone, che certamente erano quei di casa. Quartieri smo- bigliati non si trovano a prendere in affitto se non ad anno. L’anno comincia sempre e finisce nel 4 di maggio, ma la disdetta si dà ai 4 di gennaio; e nei 4 mesi che corrono tra queste due epoche, si cercano le case e si fanno i contratti. Ma le case sono qui una merce così estremamente ricercata, che per lo più, pas- sato gennaio, non si trova un solo quartiere abitabile che sia sfittato. Ne segue che un infelice forestiero deve a gennaio sapere e decidersi fermamente di quello che farà a maggio: e se avendo disdetto il quartiere, ed essendo risoluto di partire, lascia avanzar la stagione senza provvedersi; sopraggiungendo poi o un impe- dimento estrinseco, come questo delle comunicazioni interrotte, 0 una malattia impreveduta, cosa tanto possibile a chi abbia una salute come la mia, o qualunque altro ostacolo all’andarsene, può star sicuro di dovere il 4 di maggio o accamparsi col suo letto e co’ suoi mobili in mezzo alla strada, o andare alla locanda, dove la più fetida stanza, senza luce e senz’aria, costa al meno possibile dodici ducati al mese, senza il servizio, che è prestato dalla più infame canaglia del mondo. Io non le racconto queste