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1077. A Monaldo Leopardi.
Bologna, 14 Maggio 1827.

Carissimo signor padre, Ebbi la cara sua de’ 29 Aprile, e cono- sco tutta la verità delle sue osservazioni sugli effetti della fan- tasia, e sul danno del voler troppo far uso della ragione. Quel che ella soggiunge, che per esser troppo ragionevoli spesso si opera contro ragione; non potrebbe essere nè più vero nè più profondo. Fui contento delle nuove che ella mi diede circa il coram equiteil quale poi dalla lettera dei fratelli in data dei 5 ho sentito che fosse per partire a momenti. Vorrei sapere che fosse già partito. Con uno dei prossimi ordinari le manderò la ricetta del famoso latte-e-mele, che debbo avere fra poco. Io, grazie a Dio, sto bene; e chiunque mi vede mi fa complimenti sul mio buon aspetto. I miei tenerissimi saluti alla mamma e ai fratelli. La prego anche de’ miei rispetti alla marchesa Roberti. Qui in Bologna, dopo il ritorno del cardinale Albani, il suppli- zio di qualche assassino, e un editto che prometteva di fare impic- care senz’altro processo chiunque fosse trovato coll’armi alla mano, si vive quieti e sicuri di giorno e di notte. Ella mi ami, mi benedica, e mi creda come sono con tutta l’anima suo amo- rosissimo figlio Giacomo. T078. Di Antonio Papadopoli. [Di Firenze adi 17 di Maggio 1827] Mio carissimo amico. Non accade che io ti dica del mio viaggio, perchè penso che la Contessa1 ti avrà detto, che fu buono quanto alla mia salute, ma cat- tivissimo per la pioggia larghissima che durò tutto il viaggio. Subito che io giunsi ho cercato le tue canzoni stampate a Firenze ma inutil-