1857. |
Ad Antonio Ranieri. |
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Ranieri mio. Indirizzo anche questa a Roma senza sapere se
fo bene, perchè ancora non ho la tua d’oggi. Dio mi conceda
di rivederti prima ch’io muoia: che ormai mi pare appena pro-
babile, non per tua colpa certamente. Addio, tcoXù iizi-
xaXoufieve,1 addio con tutto il mio cuore.
Sarò veramente breve questa volta, mio impareggiabile amico,
per estrema necessità impostami da’ miei poveri occhi. Ancora
non mi è stato possibile di leggere il libro di Castilho, del quale
vi rendo un milione di grazie. Vi mando sotto fascia, insieme
col saggio sugli Amori del Tasso,1 una copia de’ miei Canti: ma
non ho potuto procurarmi le Operette, perchè non si trovano
più in niun luogo, se non forse a Milano. - Desidero che M.
Thilo sia contento dell’acclusa collazione. Quando gliela man-
derete, accompagnatela, vi prego, co’ miei complimenti. Essa
è fatta dal Bencini, che vi riverisce: la spesa è troppo frivola,
perchè vaglia il pregio di parlarne. - Ebbi il libro di M. Ber-
geri e lo raccomando a Vieusseux, ma l’Antologia, come
saprete, è soppressa per decreto granducale. - Debbo anche
ringraziarvi del bel volume dell’Havelok,3 e soprattutto del
vostro articolo nel Siècle, dove ho riconosciuto, con vivi sensi
di gratitudine, la dolce affezione che l’ha dettato. -4
Questa lettera, così breve com’ella è, cominciata in Gennaio!!
non ha assolutamente potuto esser finita che oggi, a causa di una
fiera ed ostinatissima oftalmia, della quale sono appena conva-
lescente. Perdonate alla mia infermità, mio pietoso amico: io