Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/717

1792. Di Luigi Ciampolini.
[Firenze, Sabato 13. 8b.re 1:832]

Caris.0 Leopardi Avrai saputo dalla tua donna1 che sono stato incomodato, e che solo sono uscito jeri mattina. Voleva visitarti, ma l’ora era incongrua. Lo stesso m’avviene quest’oggi. Se potrò scappare un momento da te di bel nuovo quest’oggi, lo farò volentieri; ma non son certo se avrò que- sto piacere partendo dopo pranzo. Io vado da Puccini. Se credi che io possa giovarti, scrivimi. Intanto mi congratulo teco di saperti meglio de’ tuoi incomodi, i quali presto svaniranno con la convalescenza. Addio, mio caro e dolce amico. Sono tuo Aff.° A.0 L. Ciampolini Sabato 13. 8b.rc 1832 P.S. Salutami Ranieri

1793. A Francesco Paolo Ruggiero.
Firenze, 23 Ottobre [1832]

Carissimo e pregiatissimo amico. Ricevo oggi dal mio amicissimo Filippo, che ora è costì, una lettera di 3 righe,1 che mi mette in un’estremissima appren- sione. Se mai avete amato al mondo, abbiate compassione di me, che ve ne prego in ginocchio, per le cose più care e più dolci che avete: informatevi delle sue nuove, e datemele brevemente, a prontissimo corso, senza dissimularmi nulla, quando anche il caso fosse disperato dai medici. Spero che mi farete questo pia- cere in ogni modo, e che mi perdonerete se mi prevalgo della vostra amicizia per darvi quest’incomodo. Comandatemi in ogni caso ch’io possa. Addio.

Vostro servitore ed amico vero
Giacomo Leopardi.