Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/698

o colonnati con francesconi. Ed Ella sa che i frane."1 si spen- dono qui come costà i colonnati. Se le circostanze, mio caro Papà, non le consentiranno di soddisfare a questa mia domanda, la prego con ogni possibile sincerità e calore a non farsi una minima difficoltà di rigettarla. Io mi appiglierò ad un altro partito: e forse a questo avrei dovuto appigliarmi senza altrimenti annoiar Lei con questo discorso: ma come il partito ch’io dico, è tale, che stante la mia salute, non è verisimile che io in breve tempo non vi soccomba, ho temuto che Ella avesse a fare un rimprovero alla mia memoria, dell’averlo abbracciato senza prima confidarmi con Lei sopra le cose che le ho esposte. Del rimanente, io da un lato provo tanto dolore nel dar noia a Lei, e dall’altro sono così lontano da ogni fine capriccioso e da ogni lieta speranza nel voler vivere fuori di costà, che ho perfino desiderato, ed ancora desidere- rei, che mi fosse tolta la possibilità di ogni ricorso alla mia fami- glia, acciocché non potendo io mantenermi da me, e molto meno essendomi possibile il mendicare, io mi trovassi nella materiale, precisa e rigorosa necessità di morir di fame. Scusi, mio caro Papà, questo malinconico discorso che mi è convenuto tenerle per la prima e l’ultima volta della mia vita. Si accerti della mia estremissima indifferenza circa il mio avve- nire su questa terra, e se la mia domanda le riesce eccessiva, 0 importuna, o non conveniente, non ne faccia alcun caso. In ogni modo, se Dio vorrà ch’io viva ancora, io non ces- serò di adoperarmi, come per lo passato, con tutte le mie forze, per proccurarmi il modo di vivere senza incomodo della casa, e per far cessare le somministrazioni che ora le chiedo. Mi benedica, mio caro Papà, e preghi Dio per me, che le bacio la mano con tutto il cuore. Mille saluti cordiali al Zio Carlo e ai cugini. Nuovamente le chiedo scusa della malinconia con la quale per necessità, e contro ogni mia voglia ed abitudine, sono venuto questa volta ad importunarla. Il suo affettmo figlio Giacomo Firenze 3 Luglio 1832