Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/696

di profittare de’ suoi avvisi nel modo che mi sembrerà più con- veniente e più utile. Quanto alla maniera secca nella quale era concepita la mia dichiarazione, essa era di precisa necessità, per- chè nessuna censura avrebbe lasciata passare una parola nè favo- revole nè contraria al libro, o alle sue massime, o ad alcuna parte del med., nè avrebbe permesso una minima ombra di discus- sione su tal proposito. Oltre che la mia relazione coll’autore del libro era di tal natura, da escludere per parte mia ogni dimo- strazione sopra di esso in qualunque senso. Ora sono a parlarle di un argomento insolito, del quale se mi è molto dispiacevole il ragionare, non mi sarà dispiacevole punto che il mio discorso non abbia verun effetto. Io credo ch’Ella sia persuasa degli estremi sforzi ch’io ho fatti per sette anni affine di proccurarmi i mezzi di sussistere da me stesso. Ella sa che l’ultima distruzione della mia salute venne dalle fati- che sostenute 4 anni fa, per ló Stella, al detto fine. Ridotto a non poter più nè leggere nè scrivere nè pensare (e per più di un anno nè anche parlare), non mi perdetti di coraggio, e quan- tunque non potessi più fare, pur solamente col già fatto, aiu- tandomi gli amici, tentai di continuare a trovar qualche mezzo. E forse l’avrei trovato, parte in Italia, parte fuori, se l’infeli- cità straordinaria de’ tempi non fosse venuta a congiurare colle altre difficoltà, ed a renderle finalmente vincitrici. La lettera- tura è annientata in Europa: i librai, chi fallito, chi p[er] fal- lire, chi ridotto ad un solo torchio, chi costretto ad abbando- nare le imprese meglio avviate. In Italia sarebbe ridicolo ora il presumere di vender nulla con onore in materie letterarie, e di proporre ai librai delle imprese nuove: da Francia, Germa- nia, Olanda dove io aveva mandata una gran quantità di mss. filologici con fondatissime speranze di profitto, non ricevo, invece di danari, che articoli di Giornali, biografie e traduzioni. Mi trovo dunque, com’Ella può ben pensare, senza i mezzi di andare innanzi. Se mai persona desiderò la morte così sinceramente e viva- mente come la desidero io da gran tempo, certamente nessuna in ciò mi fu superiore. Chiamo Iddio in testimonio della verità