Firenze 14. Giugno [1832] |
Caro Matteo
Ho dovuto oggi scrivere, e mandare costì ad un mio amico
di Napoli,1 che si ferma in Roma pochi giorni, una lettera com-
mendatizia per te. La sola cosa ch’io desidero che tu facci a Lui
ed al suo compagno di viaggio che vedrai seco, è di introdurli
in qualche buona società, e niente altro. Ti prego pei- alcune ragioni
a non condurli presso D.“ M. d’Altemps. L’uno di essi, cioè il
Ruggieri, è un bravo uomo, sta assai bene in società, e ti farà
onore dovunque lo presenterai. L’altro2 è un po’ collegiale, ma
parla poco o nulla, e vien dietro all’altro. Addio, carissimo Mat-
teo. Salutami il Papà e i cugini, scusami e voglimi bene. Sono
in fretta
Tuo Affmo Cugino
Giacomo Leopardi
Mio incomparabile amico,
Risposi alla vostra carissima dei 26 Aprile. Ora debbo rin-
graziarvi dell’altra 1 Giugno, la quale mi è tanto più cara, quanto
mi dà le nuove vostre un poco più distesamente che la prima.
Il Sig. Pestalozzi mi aveva detto che Voi eravate annoiato del
Thesaurus. Comprendo bene che il vostro ingegno e la vostra
dottrina possono risplendere maggiormente in opere meno vaste
e più precisamente vostre. Una collocazione in Germania vi con-
verrà forse meglio che ogni altra cosa. Quanto a me, io deploro
sinceramente che l’Italia sia così arretrata in filologia, e così
povera di risorse in ogni genere, da non lasciarmi quasi alcuna
speranza di vedervi stabilito vicino a me. La presenza vostra