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1762. A Matteo Antici.
Firenze 14. Giugno [1832]

Caro Matteo Ho dovuto oggi scrivere, e mandare costì ad un mio amico di Napoli,1 che si ferma in Roma pochi giorni, una lettera com- mendatizia per te. La sola cosa ch’io desidero che tu facci a Lui ed al suo compagno di viaggio che vedrai seco, è di introdurli in qualche buona società, e niente altro. Ti prego pei- alcune ragioni a non condurli presso D.“ M. d’Altemps. L’uno di essi, cioè il Ruggieri, è un bravo uomo, sta assai bene in società, e ti farà onore dovunque lo presenterai. L’altro2 è un po’ collegiale, ma parla poco o nulla, e vien dietro all’altro. Addio, carissimo Mat- teo. Salutami il Papà e i cugini, scusami e voglimi bene. Sono in fretta Tuo Affmo Cugino Giacomo Leopardi

1763. A Louis de Sinner.
Firenze 21 Giugno 1832

Mio incomparabile amico, Risposi alla vostra carissima dei 26 Aprile. Ora debbo rin- graziarvi dell’altra 1 Giugno, la quale mi è tanto più cara, quanto mi dà le nuove vostre un poco più distesamente che la prima. Il Sig. Pestalozzi mi aveva detto che Voi eravate annoiato del Thesaurus. Comprendo bene che il vostro ingegno e la vostra dottrina possono risplendere maggiormente in opere meno vaste e più precisamente vostre. Una collocazione in Germania vi con- verrà forse meglio che ogni altra cosa. Quanto a me, io deploro sinceramente che l’Italia sia così arretrata in filologia, e così povera di risorse in ogni genere, da non lasciarmi quasi alcuna speranza di vedervi stabilito vicino a me. La presenza vostra