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pare che voi abbiate con questa introdotto nel teatro italiano un nuovo genere di dramma, che potrà esser coltivato con molto frutto. Il Saggio mi par propriamente una bella cosa, pieno di quella erudizione letteraria che oggi è rarissima da per tutto, e piacevole molto a leggere, non ostante la copia delle citazioni, e l’aridità apparente della materia. Il desiderio di servir voi, e di leggere le cose vostre, mi fece esser corrente a promettere quello che ora trovo assai difficile a mantenere. Voi sapete che il mio mal d’occhi e di nervi, da quando io leggeva la Monaca di Monza, e cresciuto sempre, tanto che ora non son più padrone di me stesso in ciò ch’appartiene a leggere e scrivere. Un giorno potrò far qualche cosa, e dieci non potrò far nulla, nemmeno leggere le lettere che ricevo. Tutti i miei amici aspettano le risposte per settimane e mesi, perch’io stesso debbo aspettare che gli occhi mi permettano di rispon- dere. In tale stato, come posso io assumere l’impegno di una corrispondenza regolare? tanto più che quello ch’io posso leg- gere o scrivere anco nelle migliori giornate, è sempre pochis- simo. Vedete dunque ch’io promisi oltre alle mie facoltà, e cono- scete bene che queste non son vane scuse. Del resto comandatemi quel che credete ch’io possa, che la volontà di servirvi non man- cherà mai. Addio addio. Ranieri vi saluta assai.

1761. Di Gian Pietro Vieusseux.
[s.d., ma Firenze, giugno 1832I

Caro Leopardi. Vi mando coll’Antologia, il primo fascicolo del Tesoro. Non potreste voi fare su questo nuovo tesoro un articolo per l’Antologia? pensateci. Frattanto rammentate il Biondi. Vi annunzio la morte di Terrier e vi abbraccio. Vieusseux