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ch’io mi prendo di raccomandarle questa cosa di mio proprio moto e come cosa propria, non ostante le piccole differenze occorse tra Lei e Filippo. Sono breve, perchè i miei occhi, come forse Ella sa, ricusano la fatica, e quando fossi distesissimo, non potrei mai raccomandarmele tanto, che fosse abbastanza alla mia sollecitudine. Dico raccomandarmele, perchè l’affetto che già da più tempo mi stringe a Filippo, è tale, che le nostre sorti non sono più separabili, e raccomandando lui, raccomando me stesso; il quale vivo in grandissima pena per cagion sua. La ringrazio delle cose tanto affettuose e gentili ch’Ella si è compiaciuta di scrivere per me a Donna Margherita, e l’assi- curo che l’animo mio corrisponde sensibilmente alla sua cor- dialità. Così possa io essere onorato dei suoi comandi, e tro- varmi buono a servirla.

Suo obbl.mo serv.re ed amico
Giacomo Leopardi

Roma 29 dicembre 1831

1698. A Carlo Leopardi.
Roma, ultimo dell’anno 1831

Cariuccio mio Ti ho mandato un esemplare de’ miei Canti p[er] mezzo di Mandolino, il quale essendo venuto a trovarmi sul punto di par- tire, non potei scriverti allora, anzi riscriverti, perch’io t’aveva già scritto p[er] mandarti la lettera (che ho poi bruciata) pel mezzo di Corradi. Desidero che quell’esemplare non sia visto da nessuno fuorché da te, Paolina e Pietruccio, poi sia conser- vato gelosamente p[er] essere posto a suo tempo nella collezione completa delle mie opere: giacché io non ho più altra copia. Per- mettimi e non ti sdegnare ch’io taccia ancora sulle cose che tu di- mandavi nell’ultima tua.1 Troppo lungamente dovrei scrivere p[er] informarti del mio stato in maniera sufficiente: del resto sappi che il venire e lo stare a Roma è stato ed è per me un gran-