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nenze e di santità, io sarei uomo da piantar qui tutte queste belle colonne e bei palazzi e belle passeggiate, e ritornarmene costì senza nemmeno aspettare il freddo, che quest’anno non par che voglia affrettarsi. Ho veduto il bravo ed amabile Tenerani, col quale si è par- lato di Lei molto, e se ne parlerà ancora, se lo rivedrò spesso, come mi propongo. Non so se Ella conosca un’altra Psiche ch’egli sta lavorando, e che mi è parsa bellissima, come anche un bas- sorilievo per la sepoltura di una giovane, pieno di dolore e di costanza sublime.1 Giordani mi ha scritto poco far ho risposto subito acchiu- dendo la lettera all’Adclaide Maestri per più sicurezza di reca- pito. Ranieri la ringrazia caramente della memoria, e la riverisce; e io la prego assaissimo a volermi ricordare spesso al Buonar- roti,1 al Forti, a Jesi e generalmente a tutta la sua brava e gen- tile conversazione. Mi voglia bene, e continui a darmi nuove della sua salute, la quale desidero e spero che si conservi buona come al presente. E se posso servirle in Roma, mi adoperi. Il suo Leopardi.

1671. Di Gian Pietro Vieusseux.
Firenze 29 Ottob. 1831

Carissimo Leopardi Rispondo alla gratissima vostra 27 stante; e prima di tutto ho il contento di dirvi che un miglioramento sensibile ed inaspettato si è manifestato tutto ad un tratto nello stato di salute del nostro Colletta. La malattia, come potete figurarvi, è ancora gravissima; ma infine il pericolo non è più imminente; e se continua il miglioramento, e l’atti- tudine a mangiare e digerire, e se il generale saprà stare ad un regime ch’egli sempre trascurò, benché cagionoso, potrà tirare avanti ancora degli anni. Speriamo dunque. Domani, e forse anche questa sera, gli porterò i vostri saluti, ed il lieto annunzio che presto ci tornerete.