di cose che non si scrivono. E anche vi confesso candidamente
ch’io temo che per il disuso e la lontananza si scemi, ancora
malgrado vostro, la vostra affezione verso di me. Per amor di
Dio, vi prego, fate ogni sforzo per conservarmela intera, per
non dimenticarvi di me, per volermi sempre quel bene che mi
avete voluto: come io v’assicuro che senza sforzo nessuno v’amo
ora e v’amerò sempre come innanzi, e più se è possibile. Assi-
curatemi anche voi di questo, ma fatelo con verità: e raccoman-
datemi spesso al nostro Giordani, per il quale ai 22 del corrente
mi presi la libertà di accludervi una lettera. Ricordatemi al bravo
Oppici, al Colombo e al Taverna. Addio, addio con tutto il cuore.
Datemi le vostre nuove.
Il vostro Leopardi.
1669. |
A Gian Pietro Vieusseux. |
|
Mio carissimo Vieusseux
Ho avuto dall’ottimo Capobianchi le vostre care degli 8 e
18 corrente, e l’Antol. di Luglio, la quale (se voi non mi avvi-
sate altrimenti) vi renderò a Firenze colle altre che vi piacerà
di spedirmi. Ancora non posso dirvi nulla di articoli nè di occu-
pazioni letterarie, perchè sono affogato di visite, di cerimonie
e di noie d’ogni sorta, le quali, in questa capitale della diploma-
zia, bisogna anche rendere con ogni puntualità: cose che mi fanno
disperare. In grosso ho veduto che il vro fascicolo ultimo è forte
di buoni articoli ancor più che l’ordinario. Ho parlato coll’O-
descalchi e col Betti: ma per ora non v’è discorso di smettere
il G. Arcadico, del quale anzi mi par che costoro vadano più
pettoruti che mai, come di un’opera Europea, di uno strumento
della civilizzazione e del perfezionamento dell’uomo. Vi ringra-
zio delle nuove, ancorché dolorose, che mi date del buon Col-
letta: vi prego a ricordarmegli spesso, e a dirgli mille cose affet-
tuose in mio nome.