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1665. A Paolina Leopardi.
[Roma] 19 Ottob. [1831]

Pilla mia. I miei libri sono stati spediti da Firenze al Nobili a Pesaro, dove potrete farne fare ricerca in caso di ritardo. Non ti aspettare però gran cose: si tratta di libricciuoli regalati. Qual è il deputato che dee parlarmi a vostro nome? Fin qui nessuno è comparso con questo carattere. Fio visto Fucili e Coletta Collo- redo, e veggo molti e molti, che non mi lasciano dormire nè riposare: è curioso che non posso andar per le strade senza essere riconosciuto; fino POffagnola stamane mi ha fermato per mo- strarmi la sua bottega. Ilo visto lo zio Carlo, la buona Clotilde, e Ruggiero,2 che già spaccia protezioni, e mi promette favori con un tuono veramente originale; corro qualche pericolo pros- simo di mandarlo a far f., perchè ho perduta una grandissima parte della mia antica pazienza. Muterò presto abitazione, es- sendo scontentissimo della presente. Calze bianche ne ho di molte, non mi occorrono, e ti ringrazio. Salutami tutti, e dammi le nuove patrie. Grazie mille al Papà e a Pietruccio della nota. Lo zio Carlo (che ho veduto, perch’egli mi ha scritto umil- mente p[er] la posta) non mi ha offerto di presentarmi in nes- suna società; il che mi cagiona un lontano sospetto ch’egli ami di non avermi seco alle conversazioni. Questo sospetto mi dispiace, perchè mi obbliga a farmi presentare da’ miei amici in tutte le società da lui frequentate, con rischio d’annoiarmi tutta la serata. Ilo riaperto la lettera p[er] darti questa nuova.

1666. Ad Adelaide Maestri.
Roma [23 ottobre 1831]

Mia cara Adelaide. Fatemi il piacere di recapitar subito l’acchiu- sa.1 Col venturo vi scriverò distesamente. Addio in gran fretta. Il vfo Leopardi